Saturnine, giovane ragazza belga, cerca un alloggio a Parigi. Trova, per una cifra davvero modesta, un suntuoso appartamento da condividere con l'eccentrico proprietario, il Grande di Spagna don Elemirio Nibaly Milcar. Ma l'irriverente Saturnine non sa che otto donne prima di lei hanno abitato quella magnifica casa, che hanno indossato abiti dai colori meravigliosi creati dalle mani di don Elemirio, e che di loro nessuno ha più notizie. Un romanzo che rivendica il diritto ad avere dei segreti e che indaga i meccanismi dell'amore, il cannibalismo sentimentale e la doppiezza della natura umana.
Che Amélie Nothomb sia scrittrice intelligente, colta e raffinata è cosa nota. I suoi libri sono brevi capolavori, lampi di genio condensati in poche irrinunciabili pagine. Barbablù non fa eccezione. La fiaba di Perrault è rielaborata in un dialogo sontuosamente edonistico tra i protagonisti. I temi toccati sono tanti: amore e morte, filosofia e arte della fotografia, la metafisica dei colori, la legittimità dell'avere segreti, il rapporto tra arte e natura, la cucina. La scrittura invade i cinque sensi, li seduce fino a possederli totalmente. La scrittura dissacrante, sarcastica, ipnotica della Nothomb accompagna il lettore coltivando fino alla fine il dubbio sulla natura dell'amore, del rapporto di coppia, della difficoltà a distinguere tra vittima e carnefice. Il finale? Banale? Scontato?....non sia mai! Si tratta pur sempre della meravigliosa eccentrica cerebrale Nothomb!
valeriagallinari - 22/08/2014 15:41