Forse quella sarebbe stata l'occasione per un bacio vero. Mica di quelli sulla guancia. No, il Bernasconi sognava un bacio di quelli veri, come nei film, con il volto di Lei che scompare tra le braccia di Lui.
La nostra recensione
La leggerezza - senza mai scadere nella trivialità o nella fastidiosa sciatteria - è la linea sottile che attraversa e sorregge questa scoppiettante ed esilarante storia di paese, ambientata sul lago di Como, nella Tremezzina di inizi anni Ottanta, fra furti di Madonne, feste patronali e partite a briscola, intrallazzi più o meno leciti, parroci e sindaci che, nella migliore tradizione di provincia, non se le mandano a dire, e una galleria di personaggi irresistibili nel loro essere semplici e schietti, ma non per questo ingenui. Proprio a partire dalla scaltra semplicità di questa gente comune Giovanni Cocco costruisce un bel romanzo popolare nel senso più proprio del genere: una vicenda alla portata di tutti, con i contorni della commedia all’italiana che affonda le radici nel cinema degli anni Cinquanta, nei romanzi umoristici di Guareschi e Mosca fino ad autori contemporanei come Vitali e Malvaldi. Nel solco di questa nobile tradizione di provincia, Il bacio dell’Assunta porta al lettore tutta la sua carica di spensierata allegria che si sprigiona in una terra affacciata sul lago dove pettegolezzi, maldicenze, segreti di Pulcinella, piccole ripicche e qualche dramma personale creano un vortice narrativo fatto di dialoghi impulsivi, scambi di battute salaci e impertinenti e colpi di scena stemperati dal sano buonumore che si respira tra gente semplice. È normale, quindi, non chiedere di più a romanzi come questo, perché quello che deve dare è tutto racchiuso dentro il suo “DNA di provincia” e nell’intento, riuscitissimo, che il suo autore si è posto: il puro piacere di raccontare una bella storia, leggibile e rasserenante. Antonio Strepparola