Ksenia è venuta da molto lontano per inseguire il sogno del principe azzurro ed è sprofondata nell'incubo della "tratta delle spose". Ha solo un modo per liberarsi da quell'inganno e tornare a vivere: sfidare i suoi persecutori. Un'impresa impossibile, se sei sola, ma non se ad aiutarti intervengono Luz la colombiana, Eva la profumiera e la misteriosa, feroce Sara. L'amicizia le rende più forti. L'amore le rende spietate.
La nostra recensione
Non c’è via d’uscita per la giovane, bella Ksenia, arrivata a Roma dalla lontana Siberia per inseguire un sogno e vivere una favola da principessa e piombata invece nel peggiore degli incubi, sposa-schiava di un usuraio, crudele e perverso capo di una banda di criminali. In fondo al tunnel una sola possibilità di riscatto: la vendetta. Con Ksenia inizia un ciclo di romanzi che Massimo Carlotto e Marco Videtta dedicano alle donne, alla violenza sulle donne, alla sofferenza e al coraggio di riprendersi la propria vita; un ciclo di romanzi che usciranno a breve distanza l’uno dall’altro e che vedrà le quattro protagoniste (oltre a Ksenia, la raffinata Eva, la sensuale Luz e la misteriosa Sara) alternarsi in quattro diverse situazioni criminali e aiutarsi a vicenda per ottenere la vendetta che può ridare loro dignità e sicurezza. Donne che si proteggono, che odiano sì gli uomini che esercitano su di loro arroganza e potere, ma che odiano soprattutto il male e il sopruso da qualunque parte provengano. La vendetta è un piatto che va servito freddo (Montecristo insegna) ma se cucinato al femminile diventa ancora più stuzzicante, perché è vero che “fare arrabbiare una donna è pericoloso, ma farne arrabbiare quattro è da pazzi”. D’effetto anche l’ambientazione, in una Roma segnata dall’intreccio di affari, politica, corruzione, tra i bar di quartiere dove uomini deboli e sprovveduti si fanno divorare soldi e vita dalle macchinette, e dove gli usurai bazzicano alla ricerca del pollo da spennare con l’aiuto di direttori di banca compiacenti e corrotti, e poi su su fino agli affari immobiliari illeciti ma coperti dalle garanzie inoppugnabili del “terzo livello”. È in questa cornice per certi versi estrema, ma sappiamo bene dalla quotidianità quanto sia anche credibile, che le protagoniste - non chiamiamole eroine, sono solo donne determinate e ferite - danno vita a un concerto in quattro tempi dove a farne le spese saranno quegli uomini fragili e sbagliati che hanno avuto la brutta idea di far loro del male. Dopo quella di Ksenia, aspettiamo la vendetta di Eva. Antonio Strepparola