Zoe Baxter, musico terapeuta sposata da dieci anni con Max, vorrebbe tanto un figlio, ma non riesce a portare a termine la gravidanza. Dopo l'ennesimo aborto, il matrimonio si sfascia: Max cerca conforto dal fratello e nella chiesa che quest'ultimo frequenta; Zoe si butta nel lavoro e intreccia una relazione profonda destinata a sbocciare in un amore. Ma il desiderio di formare una nuova famiglia, di avere dei figli, si infrange nell'incomprensione dell'ex marito e finisce in tribunale.
La nostra recensione
Eh già, moglie e moglie. Perché Zoe, dopo un matrimonio durato nove anni con il suo ex marito Max, si risposa. Con Vanessa. Ma andiamo con ordine: Zoe Baxter è un'appassionata quarantenne che si occupa di musicoterapia. Dopo anni di strazianti tentativi per avere un figlio con Max, l'uomo di cui è stata innamorata, i due divorziano. Lasciando - anzi per certi versi dimenticando - tre embrioni congelati in una clinica della fertilità. Max Baxter è un ex alcolista (nemmeno troppo ex) dalla personalità fragile. "Non sono il cattivo di questa storia" ci dice, e gli crediamo. Però per tre quarti del romanzo quest'uomo, manipolato da suo fratello e da un gruppo di fanatici religiosi, si comporterà in maniera crudelissima, affogando nelle sue stesse contraddizioni e tirando pugni a casaccio per tenere la testa fuori dall'acqua. Vanessa Shaw è un'amica di Zoe, omosessuale dichiarata. Le due si innamorano teneramente e progettano di avere insieme un bambino utilizzando gli embrioni di Zoe e Max e impiantandoli nell'utero di Vanessa. Ma a questo punto scatta una lotta legale, emotiva, religiosa, politica, mediatica per l'accaparramento degli embrioni congelati definiti dagli avvocati di Max "bambini prenati". Non è più il caso Baxter contro Baxter, ma diventa uno scontro tra ideologie dove crudeltà, ipocrisia e bassezze incredibili sono all'ordine del giorno. Fino al colpo di scena finale. "L'altra famiglia" è una storia a tre voci davvero struggente. Ma è anche una storia talmente reale da provocare, paradossalmente, una sorta di euforia. Un'euforia che ci viene dalla voglia di impegnarci, anche nelle piccole cose di ogni giorno, contro l'omofobia e quei fanatismi religiosi che spesso fanno solo capo a questioni economiche. O peggio ancora alla paura che la cosiddetta "famiglia tradizionale" muoia. Dimenticando un particolare: è proprio facendo di tutto per tenerla in vita che la si uccide. Come insegna Darwin, è il più adattabile che sopravvive, non il più forte. Rossella Calabrò)