A Pineta siamo a metà di un'estate particolarmente lunga. Massimo, che ha completamente ristrutturato il bar, cerca una nuova banconista; Aldo, a cui hanno distrutto il ristorante dandogli fuoco, sta cercando un nuovo locale. Il posto adatto ci sarebbe: si tratta di Villa del Chiostro, una beauty farm che sta andando piuttosto bene, messa su vari anni prima da un personaggio losco, Riccardo Foresti, e dove vorrebbe aprire un ristorante in comproprietà. Aldo è reso dubbioso dalla cattiva reputazione di Foresti e prima di accettare vuole delle garanzie; la stessa storia della beauty farm, infatti, ha dei punti oscuri. Grazie alle conoscenze di Pilade in Comune, i vecchietti riescono a mettere le mani sui vari atti che hanno portato all'acquisizione del fabbricato; scoprono così che la proprietà è stata comprata ad un valore assai inferiore al prezzo di mercato. La spiegazione è ovvia: il bene è stato acquistato come nuda proprietà, e quindi destinato a rimanere in mano al venditore, Ranieri Carratori, fino alla morte di quest'ultimo. Meno ovvio è, invece, che il Carratori stesso sia morto in maniera improvvisa dopo un mese circa dalla stipula del contratto. Apparentemente, per una malattia che non perdona; ma per i vecchietti è una coincidenza troppo grossa per essere solo un caso. Un infortunio al tendine costringe Massimo a un ricovero proprio nello stesso ospedale in cui è morto Carratori. Aldo, Ampelio, Gino e Pilade, i quattro pensionati-detective di Pineta affondano in questa nuova avventura fra un pettegolezzo, una bevuta e quattro risate, rompendo la monotonia della placida vita di provincia con arguzia e ironia. E dimostrando alla fine che la scienza serve, anche tra i tavolini di un bar.
La nostra recensione
Dopo la fortunata parentesi del giallo storicoOdore di chiuso con il celebre gastronomo Pellegrino Artusi come protagonista, il chimico toscano torna a celebrare i fasti dei quattro vecchietti del BarLume che gli hanno meritato un posto insostituibile nel panorama del giallo nostrano. Nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca e Aldo, sempre abbarbicati al tavolino sotto l'olmo, stavolta subodorano una truffa nella vendita sottocosto di una villa lussuosa, e da qui a trovare sospetta la morte recente del proprietario il passo è breve. Massimo, il barrista del Barlume nonché nipote di Ampelio, cerca di smorzare le insane curiosità dei vecchietti ciarloni, ma gli capita di essere ricoverato nello stesso ospedale dov'era defunto il padrone della villa e quasi suo malgrado si trova a investigare e a svelare un crimine impunito.
Ma l'asso nella manica di Malvaldi è il caustico umorismo con cui tratteggia la pittoresca comunità dell'immaginaria località balneare di Pineta.
Daniela Pizzagalli
Io amo Malvaldi alla follia. Questo è il libro con cui l'ho scoperto e, al momento, quello che mi è piaciuto di più. Vogliamo parlare dei curriculum che Massimo deve leggere per assumere una ragazza al bar? Meravigliosi. Una sequenza ininterrotta di battute e risate. Da leggere, ma in ordine cronologico, non fate come me!
Carta più alta (La)
flavio01 - 09/10/2013 22:12
5/
5
Se avete letto La briscola in cinque , Il gioco delle tre carte ed Il re dei giochi non potete fare a meno de La carta più alta. Gli attori della scena sono quelli che abbiamo imparato a riconoscere ed apprezzare per le battute caustiche e la loro arguzia. Leggete e divertitevi.
Carta più alta (La)
Pino Chisari - 20/05/2013 19:28
4/
5
E' piuttosto evidente che si tratta di un romanzo interlocutorio: Malvaldi sta cercando di cambiare un po' le carte e di variare lo sfondo delle sue trame. Che restano non molto convincenti, ma sono ampiamente riscattate da una narrazione a tratti esilarante e molto toscana.
Carta più alta (La)
Anonimo - 19/06/2012 19:16
1/
5
trattandosi di un'opera prima, il giudizio non può che essere positivo. La prosa è lineare e scorrevole e la trama credibile
cristina stelvio - 21/10/2013 10:44
flavio01 - 09/10/2013 22:12
Pino Chisari - 20/05/2013 19:28
Anonimo - 19/06/2012 19:16