Marina ha vent'anni e una bellezza assoluta. E cresciuta inseguendo l'affetto di suo padre, perduto sulla strada dei casinò e delle belle donne, e di una madre troppo fragile. Per questo dalla vita pretende un risarcimento, che significa lasciare la Valle Cervo, andare in città e prendersi la fama, il denaro, avere il mondo ai suoi piedi. Un sogno da raggiungere subito e con ostinazione. La stessa di Andrea, che lavora part time in una biblioteca e vive all'ombra del fratello emigrato in America, ma ha un progetto folle e coraggioso in cui nessuno vuole credere, neppure suo padre, il granitico ex sindaco di Biella. Per lui la sfida è tornare dove ha cominciato il nonno tanti anni prima, risalire la montagna, ripartire dalle origini. Marina e Andrea si attraggono e respingono come magneti, bruciano di un amore che vuole essere per sempre. Marina ha la voce di una dea, canta e balla nei centri commerciali trasformandoli in discoteche, si muove davanti alle telecamere con destrezza animale. Andrea sceglie invece di lavorare con le mani, di vivere secondo i ritmi antichi delle stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla.
La nostra recensione
Bellezza è il suo cognome, ma è anche un destino, una missione, perché la sua è una bellezza innata, che si può solo immaginare, fantasticando sui lineamenti delle eroine del romanzo ottocentesco, quelle il cui nome compariva nel titolo, proprio come in questo caso, Marina Bellezza. Anche Andrea è un eroe, un eroe positivo, pulito, diretto che lancia una sfida a sé stesso e al mondo e la vince, tornando alle sue origini, alle nostre radici agricole perché questo è il suo sogno e perché quest’epoca dannata spesso non lascia scelta ai giovani. Marina e Andrea si amano, da sempre, e questo amore assoluto comprime ed esplode, li attrae e li allontana, li illude e li delude. Marina che cerca la fama, il successo, le luci della ribalta non è meno determinata e sola di Andrea che invece cerca il silenzio, il buio, la libertà e la “felicità di chi è carne, muscoli, sangue del mondo a cui appartiene”. E poi ci sono i luoghi. Certo, non c’è paragone tra le distese sconfinate e impassibili della provincia americana e la profonda e assonnata provincia italiana. Eppure Silvia Avallone, con la scrittura determinata e pulita che aveva già mostrato in Acciaio, riesce a rievocare quelle pieghe del paesaggio e dell’anima proprie dei grandi scrittori americani, Richard Ford per esempio, o Russell Banks, due grandi narratori di uomini e frontiere. E non è un caso che, come ha confessato la stessa autrice, Canada e La deriva dei continenti siano due dei libri che le hanno tenuto compagnia durante la stesura di questo romanzo. Romanzo generazionale, di una generazione profondamente segnata da instabilità e disorientamento; storia d’amore forte, esclusiva e selvaggia nel turbine delle emozioni crude e scoperte che la animano; e, in fondo, romanzo di luoghi, radicato in una terra autentica e antica che sa trasmettere ai personaggi che ne calcano il suolo e ne respirano l’aria tutta la passione e il dolore che cela e conserva da secoli. Antonio Strepparola