Arlind non è ancora nato che già la vita si prende gioco di lui. Sua madre Lilla ha sognato che partorirà un'altra femmina, la quarta. Perciò ha promesso di darla in adozione alla cognata Eleni, che non può avere figli. Ma quando nascerà un maschio, Arlind, Lilla rinuncerà lo stesso a lui, perché in un villaggio albanese venir meno alla parola data attira la cattiva sorte. Arlind cresce con un profondo senso di smarrimento, che diventa a poco a poco dolore, e poi odio profondo. Unico punto di riferimento, il nonno Kristo che gli insegna "il discreto rumore del perdono". Nel frattempo un'onda travolge il mondo attorno a lui: il crollo dei regimi dell'Est. Cambia il mondo dei vivi, ma anche quello dei morti: e chi è stato creduto morto, si scopre essere vivo.
La nostra recensione
È una storia che più o meno abbiamo vissuto tutte. Dico tutte, al femminile, perché l'amicizia tra due bambine che sono quasi donne è qualcosa che non conosce paragoni. Bambine, perché gli anni trascorsi dalla nascita sono pochi, davvero pochi. Donne, perché le prime farfalle nello stomaco al passaggio di un bel ragazzo fanno scattare l'emotività interiore fino a sentirsi pronte a tutte le fasi che per natura dovrebbero arrivare dopo: matrimonio, figli, invecchiare insieme. Donne, perché quando si è amiche nell'adolescenza si è convinte che si resterà amiche per sempre, e alla fine non succede quasi mai. Lila ed Eleni erano inseparabili, più che mai distanti per nascita - di famiglia borghese una, figlia di pecorai l'altra - ma complementari nello spirito, innamorate dello stesso ragazzo e convinte che niente le dividerà. Lila ed Eleni vivono nell'Albania del dopoguerra, del regime, della caduta del muro. La Storia le sfiora appena, perché è la storia delle loro famiglie adulte a condizionare davvero le loro vite. Eleni sposa Andrea, il ragazzo che entrambe sognavano ma che non le ha mai corrisposte: l'unica donna che lui abbia davvero amato (e che amerà per tutta la vita) lo ha lasciato dopo aver scoperto che non può avere figli. Lila sposa Niko, fratello minore di Andrea.'Non c'è dolcezza' (appunto) in quel matrimonio sognato per tutta l'adolescenza e avveratosi senza amore. 'Non c'è dolcezza' nelle maternità interminabili di Lila né tantomeno in quella negata di Eleni. 'Non c'è dolcezza' nel donare alla propria amica del cuore il quarto frutto del proprio grembo per sanare la ferita della sterilità. 'Non c'è dolcezza' nel crescere con una madre e un padre che non sono madre e padre, 'non c'è dolcezza' nell'affetto viscerale e inspiegabile per una zia che viene in visita solo pochi mesi l'anno, non c'è dolcezza nel credersi il cugino delle proprie sorelle. 'Non c'è dolcezza' nel diventare grande e non sapere chi si è. C'è invece dolcezza nella saggia protezione dei nonni. C'è dolcezza nell'affetto carnale della balia, una vecchia tzigana che con il suo latte ha nutrito molti bambini del villaggio. C'è dolcezza nella figlia della tzigana e nel suo corpo che cresce e cambia sotto gli occhi furtivi di un bambino curioso. C'è dolcezza nello scoprirsi, un giorno, il fratello delle proprie sorelle. C'è dolcezza nel riuscire a perdonare, a capire, a ricominciare da capo. Marta Traverso