"Sento odor di cristianucci!" continuerà il lettore, appena cadutogli l'occhio sul titolo di questo volume. Di mangiate, è vero, si parla, qui dentro. E non solo di quella cannibalesche degli orchi, ma di banchetti principeschi, di feste contadine, di polli arrosto che volano per il cielo del paese di Cuccagna. E si offre, per gli intenditori, fior di ricette: dalla salsa agra, adatta per le tenere carni infantili, alla pasta di mandorle con cui confezionare un marito-statua, s'intende dolcissimo. E si narra del cùfece, che nessuno ha mangiato mai... Importante, però: la materia, che suonerebbe, tradotta, "cultura alimentare e culinaria nella fiaba popolare europea", è svolta, al di là delle piacevolezze, da prospettive ideologiche rigorose (in duplice chiave storica e antropologico-folclorica), e sulla base delle uniche fonti legittime (da Basile a Perrault, dai Grimm ad Afanasjev, sino a Yeats e alla sua crepuscolare Irlanda). Così il risultato non soltanto provoca, ma lascia pensare. Un'attività ideale, a tavola.