Una ragazzina di tredici anni ricorda l'estate del 1976 a Burzaco, in provincia di Buenos Aires. Fa molto caldo e per il padre, rivenditore di ventilatori, questa è una fortuna. Appartenente alla piccola borghesia argentina, la ragazza gode di una vita serena, come tante sue coetanee: la piscina con le amiche, la nonna col pollaio in fondo al giardino, le vivaci riunioni di quartiere per rivendicare il primo monumento alla bandiera. Ma quell'estate tutto cambia, e quando il golpe militare destituisce Isabelita Peron a favore di un "governo d'emergenza" è l'inizio della dittatura e della paura per il padre così amato. Paura dovuta al fatto che è un comunista dichiarato, seppur del genere romantico, utopico, non del tipo attivo nelle lotte politiche. Ma sono tempi pericolosi, in cui anche solo un sospetto può essere fatale. L'ultimo romanzo di Claudia Pineiro è un flashback della sua infanzia, un omaggio al padre che fonde fatti e finzione e che diventa un romanzo sulla giovinezza, il ritratto di un'epoca, di una classe sociale e di un paese.
La nostra recensione
Dopo i romanzi noir raffinati che hanno conquistato schiere di lettori appassionati in diversi Paesi, Italia in testa, Claudia Piñeiro ci regala una cronaca famigliare altrettanto toccante, con un protagonista mattatore assoluto, il padre. Non è un caso che in epigrafe a questo suo libro ci sia una citazione dal Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, da cui ben si evidenzia quale è stata la traccia narrativa seguita dall’autrice. La memoria non è solo realtà, è più che altro un gioco che mostra e vela, aggiunge e sottrae per reinventare restando pur sempre fedele, perché comunque i ricordi sono nostri complici, ci appartengono, per quanto ci si possa divertire a smontarli e a ricomporli. Colti nell’estate tragica e fatidica del 1976 e del golpe militare che trascinò l’Argentina nel baratro del terrore, scorrono i volti di famiglia e soprattutto emerge il ritratto di quel padre adorato che nella narrazione assume sempre più i contorni di un eroe che però non entra mai nel vivo della lotta, resta ribelle e tenace, senza mai buttarsi nella mischia; è un “comunista in mutande”, che vive la sua irriducibilità in ambito domestico con i silenzi e i sorrisi, la rabbia e la dolcezza comuni a tanti padri. Quello che rende così speciale ed emoziante il racconto è lo sguardo dell’autrice adolescente, sono gli aneddoti di famiglia appoggiati allo sfondo tragico della Storia, osservati da quell’età in cui tutto assume i contorni della scoperta e in cui tutto - sesso politica amore famiglia - fanno ancora meraviglia, stupiscono e ammaliano. Con una scrittura solo in apparenza innocente e disincantata, l’autrice immerge il lettore nella vita della sua famiglia attraverso scene quotidiane semplici e sorprendenti, spicchi di una realtà che gli occhi di una tredicenne trasformano in sogno e in immagini della fantasia. Il viaggio nella sua infanzia Claudia Piñeiro l’ha compiuto senza reticenze ma con qualche menzogna, senza esitazioni ma con quell’ironia gentile che rende un po’ comiche anche le cose serie. Antonio Strepparola