"Nel centenario della scomparsa di Umberto Boccioni, il Comune di Milano è orgoglioso di presentare una mostra frutto di un percorso di ricerca assolutamente nuovo e originale, che ha visto collaborare in modo fecondo tre dei principali poli artistici del Comune: Castello Sforzesco, Museo del Novecento e Palazzo Reale, la prestigiosa sede espositiva che ospita la mostra. Il progetto scientifico è germogliato tre anni fa in seno al Castello Sforzesco a seguito di una revisione critica del corpus dei disegni custodito al Gabinetto dei Disegni e di una collaborazione istituzionale avviata con la Biblioteca Civica di Verona per il riordino di una serie di documenti legati all'artista - il cosiddetto Atlante delle immagini, una sorta di book realizzato dallo stesso artista attorno ai 25 anni, e la Rassegna stampa futurista, un album 'collage' realizzato da Boccioni a partire dal 1911 con la collaborazione di Filippo Tommaso Marinetti - che gettano uno sguardo più luminoso sulla formazione, le suggestioni artistiche e lo sviluppo creativo del lavoro di Boccioni."
Un secolo di movimento nella mostra dedicata a Umberto Boccioni
(Dal Mondadori Store Magazine)
Occorre abolire in scultura, come in qualsiasi altra arte, il sublime tradizionale dei soggetti: rovesciamo tutto, dunque, e proclamiamo l’assoluta e completa abolizione della linea finita e della statua chiusa. Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l’ambiente. Il tono acceso del proclama è inconfondibile: ecco il Manifesto tecnico della scultura futurista, anno 1912, che tra i suoi firmatari di spicco vede il pittore e scultore Umberto Boccioni. Nel centenario della scomparsa, Milano lo celebra a Palazzo Reale con la mostra evento Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e memoria che evidenzia, alla luce anche di documenti inediti, il percorso dell’artista con particolare riguardo per la sua attività milanese attraverso 280 opere che spaziano, a testimoniarne l’ampiezza espressiva, tra disegni e sculture, dipinti e incisioni. Un nucleo di eccezionale qualità, raccolto per la prima volta dalle collezioni e dagli archivi dei musei milanesi, attraverso cui si dipana un decennio di capolavori. Mentre esorta gli artisti del suo tempo a liberarsi dalle costrizioni della tradizione figurativa, da tutti i seni e le natiche di eroi o di veneri che ispirano la moderna idiozia scultoria, Boccioni sceglie a soggetto privilegiato della propria rappresentazione il caos della città industriale (Elasticità), studia l’interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante e mette in atto diverse possibilità di raffigurarla in pittura e scultura (Materia, Dinamismo di un ciclista, Cavallo + cavaliere + case e il celebre Forme uniche della continuità dello spazio). Tele segnate da lampi di luce, spirali, linee ondulate disposte diagonalmente, cui corrispondono in scultura vorticose sequenze di pieni e vuoti, solchi e spigoli, curve concave e convesse.
Il ricco allestimento espositivo è completato da volumi, appunti e fotografie, nonché da una ricca “rassegna stampa futurista”, curata dal 1911 al 1916 in collaborazione con Filippo Tommaso Marinetti, e da una cartella di ritagli di riproduzioni artistiche: il cosiddetto Atlante delle immagini, una raccolta dei modelli cui il giovane Boccioni guarda durante gli anni della sua formazione. Si va dalle stampe di Dürer alle opere di artisti, come i preraffaelliti, che in seguito avrebbe liquidato come rifiuti del passato. Ma solo avendoli conosciuti, studiati e ammirati, poteva rompere con la cultura “antica” che essi rappresentavano e porre le basi della propria coraggiosa arte d’avanguardia.