Clelia è la più giovane direttrice di un teatro stabile d'Italia. Lo è diventata perché è una brava regista, ma anche perché si è trovata nel momento giusto al posto giusto. Il momento sono gli ultimi quindici anni, e il luogo è Napoli, illogico avamposto di una politica che ha sempre amato ripulirsi con la cultura. Clelia è partita con tutto l'entusiasmo del mondo, ma deve misurarsi ogni giorno con troppi compromessi, secondo la logica devastante del "male minore". Guardare in faccia il proprio disincanto vuol dire anche fare i conti con la propria esistenza, accorgendosi di assomigliare poco a quello che si voleva diventare. Il romanzo è insieme la storia della vita di Clelia e la sua lettera di dimissioni, una lettera che affonda le radici negli anni in cui lei finiva l'università, viveva con Gianni in 30 metri quadri di pura allegria, lavorava come maschera in teatro per mantenersi, e poteva sognare di far crollare per magia il grattacielo del Jolly Hotel, il più brutto palazzo di Napoli: il crollo di un edificio come palingenesi di un'intera città. Clelia si accorge che tutta la vitalità, la freschezza, la forza della sua generazione è andata perduta, e che il disincanto politico coincide con le disillusioni esistenziali: anche nell'amore Clelia è passata dall'utopia della coppia perfetta alla completa solitudine. Ma da una lettera di dimissioni tutto può ricominciare.
La nostra recensione
Il romanzo che stiamo leggendo adesso è "Lettera di dimissioni", di Valeria Parrella. Lo confessiamo: ci ha emozionato. Attraverso la protagonista Clelia, ragazza coraggiosa - quasi un autoritratto di Valeria stessa - ripercorriamo una storia familiare di tre generazioni, dal 1914 fino ai giorni nostri, quando il cerchio familiare si chiude con Clelia che decide di rifiutare i compressi dell'Italia contemporanea e riesce a "dare le dimissioni". L'autrice la conosciamo tutti: aveva esordito con "Mosca più balena" (premio Campiello Opera Prima) e da lì, proprio come Clelia nel teatro, ha cominciato una inarrestabile carriera: "Per grazia ricevuta", "Il verdetto", "Lo spazio bianco", (divenuto anche un film per la regia di Cristina Comencini), "Ciao maschio", Tre terzi", "Ma quale amore". Chiacchierando con Valeria abbiamo affrontato un tema ricorrente di Lettera di dimissioni, lo scempio dalle brutture edilizie italiane e napoletane in particolare: i mostruosi alberghi che Valeria detesta. Molto più di una metafora dell'Italia da cui ci si vorrebbe dimettere. bol.it