Negli anni della giovinezza e ben prima di diventare il più grande innovatore della letteratura americana contemporanea, David Foster Wallace si è a lungo dedicato al tennis, entrando nelle classifiche regionali e sfiorando la fama che ha saputo costruirsi altrove, e con ben altri esiti. Il tennis è rimasta una delle sue grandi passioni, tradotta nelle pagine di "Infinite Jest" e "Tennis, TV, trigonometria e tornado". Ma soprattutto in due saggi, qui raccolti insieme per la prima volta, e dedicati rispettivamente a Roger Federer e a un'epica edizione degli U.S. Open. Ma anche a mille altre cose: lo scontro omerico tra il talento e la forza bruta, tra la bellezza apollinea di una volée perfetta e gli interessi economici "sporchi" che ruotano intorno a ogni sport. Il tutto, nella lingua immaginifica e inimitabile che i fan di David Foster Wallace hanno imparato da tempo a conoscere e amare.
La nostra recensione
Autore di culto di Infinite Jest, da molti considerato il più grande scrittore della sua generazione, morto suicida nel 2008 al culmine di un percorso esistenziale e letterario geniale e tormentato, David Foster Wallace negli anni giovanili fu anche tennista di buon livello, una passione che lo accompagnò per tutta la vita e che ha lasciato tracce evidenti nei suoi libri. Questo piccolo pamphlet sul suo amore per il tennis, una speciale compassione empatica, testimonia quanto per Wallace questo sport avesse in comune con la scrittura: attività solitarie, imperniate sull'estro, sull'improvvisazione ma anche sulla disciplina e sul rigore. In queste pagine emerge la sua straordinaria curiosità per ogni piega dell'agire umano, in particolare nel saggio su Roger Federer, nel cui gioco sofisticato e strabiliante riconosce una bellezza cinetica che incanta, una poesia in movimento che, come le parole, avvince e meraviglia. 'Momenti Federer' li chiama, un'intensa esperienza interiore, un'esaltazione della bellezza, per spiegare la quale ricorre al mistero e alla metafisica, lo stesso mistero e la stessa metafisica che alimentano la scrittura imprevedibile e geniale di Wallace: un corpo fatto di carne e luce, il cui risultato è armonia sopraffina. Come queste pagine, che non parlano solo di tennis, ma anche di comportamenti, eventi, azioni, di una dimensione umana che l'occhio attento dello scrittore scruta con ironia, attratto dalla sua bellezza, eppure cosciente della sua imperfezione. Antonio Strepparola