La malattia più diffusa al mondo è senza dubbio l'amore. Lo sa bene Francesco Taramelli, psicoterapeuta di coppia abituato a trattare l'amore in tutte le salse, specializzato in casi disperati. E proprio con tre casi disperati comincia questa storia. Sara, trentun anni, omosessuale da sempre, vive a New York e sta per sposare Jodie; ma quando questo grande amore scompare all'improvviso, per lei non c'è altro che il ritorno a casa e una potente inversione di rotta: diventare eterosessuale. Marta, trent'anni, romantica libraia costantemente innamorata di uomini impossibili, si ritrova a correr dietro a un ladro di libri, sordo, muto e sfuggente. In compenso molto, ma molto affascinante. Emma, diciotto anni, brillante e vivace studentessa in attesa degli esami di maturità, polemica e insoddisfatta, soprattutto sentimentalmente, ha appena lasciato Diego. Ora nella sua vita è entrato Alessandro, architetto che lavora all'Ikea, sensibile, disponibile, perfetto o quasi: ha cinquant'anni ed è sposato da sette. Ma il vero caso disperato, alla fine, è proprio il povero psicanalista, considerando che Sara, Marta ed Emma sono le sue tre adorate figlie. Sua moglie l'ha abbandonato diciassette anni prima, così, da bravo mammo, ha cresciuto da solo le tre ragazze che, anche se non è "deontologicamente corretto", da sempre frequentano il lettino del suo studio per farsi aiutare a risolvere i loro problemi d'amore.
La nostra recensione
Fare lo psicanalista, specializzato in terapia di coppia, significa scandagliare l’amore in tutte le sue più varie sfumature emotive. Perché l’amore non è mai assoluto - e tantomeno eterno - e va comunque declinato: corrisposto, non corrisposto, tradito, negato, frainteso, preteso, appagante etc. etc. Non saranno infinite ma... la società “evoluta” non si fa mancare quasi niente anche nelle questioni di cuore. Ecco perché Francesco Taramelli, terapeuta cinquantenne con tre figlie cresciute da solo, di fronte ai loro “casi(ni) d’amore” non può che farsi a sua volta delle domande. Certo non è facile fare l’analista dei problemi sentimentali delle figlie; non basterebbe fare il “padre”, dopo aver fatto per tanti anni anche il “mammo”? Una bella sfida, soprattutto se hai a che fare con tre figlie che definire problematiche fa sorridere. I problemi si sommano ai caratteri: Sara, in fuga da New York, bellissima, omosessuale, fragile; Marta, libraia integralista, sensibile, insicura, fragile; Emma, la cucciola, ribelle, sognante, fragile. Tirando le somme del periodo: una gli porta a casa un fidanzato di cinquant’anni, un’altra da omosessuale vuol diventare etero e la terza si innamora di un ragazzo, sordo, ladro e anche un po’ permaloso. E di fronte a questa composita “fragilità” come può comportarsi Francesco? proprio adesso che ad avere più bisogno di aiuto (e magari anche di un terapeuta) è lui, in bilico tra le figlie e quella donna di cui si è innamorato (finalmente, dopo tanti anni) e che forse ora dovrà sacrificare sull’altare dell’amor figliale. Tutta colpa di Freud è un commedia romantica, divertente, ironica in cui Paolo Genovese - regista di successo al suo primo romanzo - esplora l’amore senza convenzioni e da punti di vista differenti (l’omosessualità, la sordità, la differenza di età) con delicatezza e leggerezza e un po’ di sano disincanto. Antonio Strepparola