Quale demone spinge il procuratore a puntare tutto su un traffico di droga da venti milioni di dollari? E l'avidità a fargli rischiare ciò che ha di più caro - un rispettabile lavoro da avvocato, l'amore della donna dei suoi sogni, le leggi della coscienza? "L'avidità è decisamente sopravvalutata, suggerisce il suo socio di malaffari, Reiner - la paura invece no". E nel cartello di Juàrez, uno dei posti più pericolosi e depravati al mondo, dove la vita si perde per gioco e perderla in fretta è la sola preghiera, la paura non è mai sopravvalutata. Il primo testo di Cormac McCarthy specificamente scritto per il cinema da cui Ridley Scott ha tratto un film.
La nostra recensione
Dopo che tre dei suoi romanzi hanno avuto una fortunata versione cinematografica, stavolta l’autore ha scritto direttamente la sceneggiatura, un genere che gli si attaglia alla perfezione, dato che il suo punto di forza sono sempre stati i dialoghi, tanto da essersi meritato l’appellativo di “Shakespeare del West”. Un cast stellare: Cameron Diaz, Penelope Cruz, Xavier Bardem, Brad Pitt, Michael Fassbender, con la regia di Ridley Scott, per una storia spietata, in cui anche l’erotismo è crudele. “Questo non è un mondo per brave persone” potremmo dire, parafrasando un suo celebre titolo, a proposito di “The counselor”: una tragedia dell’avidità e della ferocia umana, un obiettivo puntato sul Male. Il protagonista, che fa il procuratore, per regalare un diamante speciale alla donna per cui ha perso la testa s’invischia in un affare milionario di droga con due soci, ma qualcosa va storto e i narcotrafficanti non perdonano: “Uno potrebbe dirsi che ci sono cose che questa gente non è in grado di fare. Non è così.” In sintesi il significato di questa storia si può trovare nella frase finale della diabolica Malina: “Credo che a definirci non sia tanto quello che si è diventati, quanto tutto quello che si è riusciti a non essere”. Daniela Pizzagalli