"Un grande scrittore è tale per le cose che dice e per come le dice, per la quantità di realtà che riesce a raccontare, per la quantità di immaginazione e fantasia che riesce a esprimere. Per quanto riesce a spiegare del mondo e per quanto mistero del mondo riesce a far arrivare fino a noi."
"Roth nasce come un grande scrittore ribelle. I suoi romanzi sono sempre autobiografici e non lo sono mai. Uno dei grandi giochi della sua narrazione è di raccontare se stesso e inventare se stesso. Possiamo pensare che tutto quello che lui racconta sia riferito alla sua esperienza esistenziale, alla sua vita, alle sue parentele, ma allo stesso tempo questo gioco ci dice che la sua autobiografia è in realtà falsa. Proprio per questo si immedesima quasi sempre nel suo alter ego, Nathan Zuckerman. C'è un libro importante per capirlo: I fatti. Dopo aver scritto le sue autobiografie romanzate, in questo libro Roth dichiara di voler raccontare solo la verità su se stesso. In realtà questo sembra il libro più finto di Roth. E il gioco continuo tra finzione e realtà riguarda anche tutta la storia della cultura novecentesca".
"Distinguerei due grandi periodi.
Il primo periodo è il periodo del figlio, della ribellione e della disobbedienza, con una forte componente adolescenziale e giovanile. Roth si ribella ai genitori, alla tradizione ebraica, all'autorità, alla società e al mondo in cui vive. Si tratta di una ribellione sessuale (Roth è tra le altre cose anche un grande scrittore di sesso) contro l'ipocrisia, il conformismo, l'educazione perbenistica. Questa parte di scrittura del figlio comprende i primi romanzi, da Goodbye, Columbus a Lamento di Portnoy fino alla Trilogia di Zuckerman. In questa fase Roth è anche uno scrittore molto comico, satirico e irriverente. Non bisogna mai fare l'errore di non pensare che un grandissimo scrittore non debba e non possa anche far ridere, oltre a far piangere e far pensare. Questo periodo finisce con un romanzo "nudo", che non ha ornamenti, arredamenti, maschere, vestiti. Si tratta di Patrimonio. In questo libro Roth si presenta come l'essenza di se stesso. E' l'essenza di un dolore. Patrimonio racconta la morte del padre.
Con questa storia, dal dolore quasi insopportabile e dalla bellezza straziante, Roth si congeda da se stesso figlio e diventa il secondo Roth, quello vero, quello di Pastorale americana e di Il teatro di Sabbath. In questo libro in particolare, Roth, che non ha avuto figli, diventa padre, e racconta l'America dalla parte dei padri. I narratori sono personaggi molto saggi, molto onesti e leali. Vedono il disastro del mondo, il dolore, gli errori e il male. In questa trasformazione da figlio a padre c'è una trasformazione tecnica molto importante: Roth, che era il narratore, la voce narrante, diventa l'ascoltatore. Attraverso Zuckerman, il suo alter ego, diventa una persona che ascolta il racconto di un'altra."
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1. Il Lamento di Portnoy: il suo primo, enorme successo. Il primo libro in cui Roth inizia il suo gioco di autobiografia e finzione, e da cui bisogna assolutamente iniziare per conoscere questo autore.
2. Patrimonio: il libro che segna il passaggio di scrittura dal primo al secondo Roth. Una storia dolorosissima, quella della morte del padre, attraverso la quale Roth si congeda da se stesso figlio e diventa il Roth maturo di pastorale americana.
3. La macchia umana: la storia di un professore che viene accusato di razzismo secondo le norme del politicamente corretto. Un libro fondamentale, per conoscere Roth e il significato che attribuisce all'esistenza umana.
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Antonio D'Orrico, giornalista, scrittore e critico letterario, è una delle firme più schiette e irriverenti del Corriere della Sera. Nel 2010 ha pubblicato per Mondadori il romanzo Come vendere un milione di copie e vivere felici.